Protocolli sicurezza nei luoghi di lavoro. Di Maulo (Fismic Confsal): “Giudizio positivo su questione sollevata da Confindustria, aggiornare i protocolli su andamento vaccinazioni”

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Roma, 21 luglio. Pur considerando molto positivamente i Protocolli per la salute e sicurezza finora sottoscritti nei luoghi di lavoro che hanno consentito all’industria manifatturiera di avere una protezione efficace dei lavoratori dalla diffusione del virus e di avere una continuità produttiva consentendo alla nostra economia di contenere i danni maggiori derivanti dalla pandemia, bisogna prendere atto che la campagna vaccinale sta cambiando in modo significativo lo stato generale di contrasto alla diffusione della pandemia.

Attualmente è stato superato il 50% dei cittadini sopra i 12 anni che ha completato il ciclo di vaccinazioni e questo garantisce un buon grado di protezione per metà della popolazione, ma ci dice anche che l’altro 50% non è stato vaccinato in tutto o in parte.

La Fismic Confsal giudica in modo positivo la questione sollevata da Confindustria, e da numerose aziende, di aggiornare i protocolli stipulati nel 2020 alla nuova situazione che presenta condizioni potenzialmente positive, ma non ancora esenti completamente da rischio. In particolare crediamo opportuno affrontare in maniera laica e priva di pregiudizi la spinosa questione della copresenza nei luoghi di lavoro di lavoratori che hanno completato il ciclo vaccinale e quelli che ancora non lo hanno fatto. Così come riteniamo importante mettere mano alla disciplina dello smart working per preparare il terreno al rientro dei lavoratori nei luoghi di lavoro allorquando terminerà lo stato di emergenza.

Per quanto riguarda la prima questione la Fismic Confsal ritiene che la libertà di vaccinarsi o meno debba essere contemperata col diritto di coloro, che hanno completato il ciclo vaccinale, di poter svolgere il proprio dovere senza rischi di venire contagiati.  Non sappiamo se la proposta avanzata da Confindustria in una circolare interna sia la migliore e unica soluzione, così come crediamo che vadano evitate soluzioni penalizzanti la retribuzione di coloro non sono stati vaccinati e anche soluzioni che mortifichino la dignità professionale attraverso dei demansionamenti, peraltro proibiti per legge.

Al di fuori di questi estremi resta il problema che consideriamo assolutamente legittimo: riteniamo che l’introduzione del Green Pass e la creazione di reparti Covid free (dove questo sia logisticamente possibile) possa rappresentare una soluzione razionale al problema, demandando alla riscrittura dei singoli protocolli la definizione delle zone.

Ma la Fismic Confsal continua a ritenere che la soluzione passi esclusivamente per la massima diffusione dei vaccini a tutta la popolazione e che tutte le forze sindacali e datoriali debbano continuare a impegnarsi in questa direzione, sia attraverso opera di sensibilizzazione che attraverso il mantenimento o il ripristino degli hub vaccinali nei luoghi di lavoro.

In conclusione, Roberto Di Maulo segretario Generale Fismic Confsal dichiara: “La questione sollevata da Confindustria è una questione reale e il resto del sindacato non può nascondersi dietro la foglia di fico della violazione della privacy e infilare la testa nella sabbia come fanno gli struzzi. I lavoratori vaccinati hanno il diritto di proteggere la loro libertà dalla recrudescenza del virus. E la loro libertà non è meno importante della libertà dei singoli di scegliere di non vaccinarsi. Il sindacato deve porre al più presto il problema di aggiornare i protocolli per la salute e sicurezza stipulati sull’onda della prima ondata del virus e aggiornarli tenendo conto della nuova situazione indotta dalla vaccinazione che è stata di massa, ma che lascia quasi il 50% della popolazione priva di protezione vaccinale dal virus.”