Cnh, Serve chiarezza sul futuro degli stabilimenti

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Il segretario generale Roberto Di Maulo spiega le vicende del gruppo

Cnh Industrial, una serie di incontri tra i vertici dell’azienda e sindacato che ha richiesto la convocazione al Mise programmata per il 28 ottobre. L’azienda presente nel mercato globale ha diversi stabilimenti sul territorio italiano, produce e commercializza macchine per l’agricoltura e movimento terra, camion, veicoli commerciali, autobus e veicoli speciali, oltre ad un ampio portfolio di applicazioni powertrain.
L’azienda ha confermato il piano industriale presentato lo scorso 1° ottobre all’Unione Industriale, compresa anche la chiusura dello stabilimento di Pregnana Milanese e la trasformazione in polo logistico 4.0 di quello di San Mauro. Se da una parte sono condivisibili obiettivi volti a sviluppo e crescita, preoccupazione invece per i lavoratori degli stabilimenti lombardo e piemontese oltre diverse criticità da affrontare.
Il segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo presente a tutti gli incontri spiega nel dettaglio ciò che sta accadendo all’interno del gruppo aziendale.
Domanda. Segretario, ci può esporre il punto di vista sindacale inerente alle decisioni di Cnh Industrial?
Risposta. Il 3 settembre la Cnh industrial ha annunciato un piano di ristrutturazione e riassetto societario che prevede la divisione delle attività on road da quelle off road, ovvero la separazione dei processi di produzione delle vetture destinate alle strade e quelle che appartengono all’industria e all’agricoltura.
Questa operazione è stata ideata per rilanciare la redditività, ponendo degli obiettivi molto ambiziosi ma sicuramente condivisibili, dato che potrebbero innescare dinamiche di crescita e sviluppo. Per questo motivo il giudizio che abbiamo espresso per quell’incontro è stato sostanzialmente positivo, anche se ci siamo riservati la possibilità di approfondire le problematiche che si sarebbero potute verificare a livello produttivo e occupazionale.
D. Problematiche che poi sono emerse negli incontri successivi?
R. All’inizio del mese di ottobre c’è stato un incontro in cui l’azienda ha evidenziato due criticità importanti: la chiusura dell’attività produttiva per lo stabilimento di Pregnana Milanese e la riconversione dello stabilimento di S. Mauro Torinese in un centro di logistica.
Le due situazioni ci preoccupano molto, dato che per lo stabilimento lombardo non ci sono soluzioni industriali o logistiche annunciate e per quello piemontese non è prevista l’intera occupazione del personale.
D. E la situazione degli altri stabilimenti?
R. Il piano di CnhI prevede di spostare la produzione di un motore dallo stabilimento di Torino a quello di Foggia, per compensare la chiusura della produzione del motore Ducato che lo stabilimento pugliese subirà a partire da giugno 2021. Evitando così un ridimensionato che avrebbe pesato molto sull’occupazione dei lavoratori. Inoltre, verranno prodotte nell’indotto foggiano diverse lavorazioni meccaniche che attualmente vengono prodotte all’esterno e inizierà una continua ricerca di nuovi clienti per i motori F1 e F5 per riuscire a mantenere l’intera attività dei lavoratori. Resta comunque la preoccupazione per lo stabilimento di Foggia, ma abbiamo più di due anni per lavorare e trovare soluzioni adeguate per i lavoratori.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Torino, si candida a diventare il polo di elettrificazione per tutto il gruppo Iveco e per i fornitori esterni, cominciando da subito a produrre assali elettrici e grazie all’accordo con l’azienda californiana Nikola Corp, si inizierà a sviluppare il motore elettrico. Inoltre, abbiamo saputo dall’amministratore delegato del gruppo Iveco, che è prevista la produzione di un’innovativa motorizzazione a idrogeno localizzata a Torino. Per questi motivi non ci sono preoccupazioni per il futuro dei lavoratori dello stabilimento torinese.
Lo stabilimento di Brescia, che attualmente è impegnato nella produzione di Eurocargo, risente della stagnazione del mercato europeo che è sostanzialmente fermo per tutto il settore. Nonostante ci stiamo impegnando da anni per evitare di perdere posti di lavoro, la preoccupazione resta alta. Soprattutto perché le risposte che abbiamo ricevuto dall’amministratore delegato del gruppo Iveco sono state molto deludenti, dato che le azioni previste per Brescia saranno rilevate tra 9 mesi quando gli ammortizzatori sociali saranno già scaduti.
Migliore è invece la situazione dello stabilimento di Jesi che inizierà la produzione di trattori medi con buone prospettive di crescita e sviluppo per il futuro, e di quello di Modena che ha da poco innovato le grandi linee di prodotto.
D. Vi ritenete soddisfatti del piano dell’azienda?
R. Complessivamente la situazione non è ancora ben definita, perciò non è al momento possibile esprimere un giudizio finale. Bisogna aspettare l’importante incontro che abbiamo richiesto per il 28 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico per ricevere risposte definitive da parte dell’azienda relative alle situazioni di maggiori criticità, dopodiché saremo in grado di esprimere le giuste valutazioni.

La sicurezza sul lavoro è priorità sociale

Il numero degli incidenti è tornato drammaticamente a salire, soprattutto di quelli più intollerabili e gravi, quelli mortali e che invalidano permanentemente coloro che dal lavoro dovrebbero trovare reddito per vivere e soddisfazioni sociali e non certo la morte o l’impossibilità di vivere una vita normale. Sul tema si batte quotidianamente il sindacato autonomo Fismic Confsal che ribadisce l’importanza dell’implementazione delle norme sulla sicurezza oltre che una sensibilizzazione, formazione e informazione costante del lavoratore stesso.
Il 13 ottobre a Palermo la Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, intervenuto alla 69° edizione con un telegramma, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha descritto la sicurezza dei lavoratori come una priorità sociale, evidenziando la necessità di intervenire in modo serio per uscire dal tragico vortice degli incidenti sul lavoro. “La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità – afferma il capo dello Stato – Sono stati compiuti importanti passi in avanti nell’organizzazione del lavoro, ma tanto resta da fare per colmare le lacune.”
Il bilancio delle vittime del 2019 è da brividi, 685 morti per il periodo che va da gennaio ad agosto. 17.000 mila i caduti dal 2009 ad oggi e solo nel 2018 sono stati registrati 645.000 mila infortuni. “Numeri intollerabili che devono far innescare rigorosi meccanismi di prevenzione per evitare che illegalità, mediocrità e noncuranza continuino a far aumentare le cifre” spiega Di Maulo, segretario generale Fismic Confsal.
Il tema della sicurezza sul lavoro è stato da subito messo al centro delle politiche del nuovo governo e ora è arrivato il momento di azioni concrete che riescano realmente ad arginare il problema. Il percorso e l’obiettivo devono essere condivisi da tutti, come ha sottolineato il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo “Gli incidenti sul lavoro e le vittime sono una ferita che dobbiamo sanare nel più breve tempo possibile. Questo è un impegno che richiede il contributo di tutti: politica, sindacati, aziende, associazioni e lavoratori. Su questo argomento non possono e non devono esserci divisioni o differenze politiche ma bisogna tendere ad un unico orizzonte comune. Sarà fondamentale il funzionamento e l’attuazione delle norme esistenti, il rinnovamento del sistema oltreché specifiche e mirate campagne di sensibilizzazione e iniziative sul tema.”
L’informazione e la formazione sono componenti fondamentali del mondo del lavoro, prepararsi adeguatamente ed evitare incidenti che danneggiano o distruggono la vita dei lavoratori e delle loro famiglie. La formazione diventa sempre di più una componente fondamentale e che invece viene spesso sottovalutata, specialmente nelle piccolissime e piccole imprese
La Fismic Confsal concorda con le parole del ministro Belanova che ha spiegato come “la formazione sia una priorità per garantire la sicurezza sul lavoro. Va detto con forza: cultura e formazione sulla sicurezza sono la priorità. Le risorse ci sono, vanno investite con i giusti obiettivi e con strategie mirate e adeguate. La sicurezza si garantisce con una formazione adeguata e consapevole. È il versante su cui agire con determinazione e celerità, su cui puntare”.
Numerose le iniziative messe in campo da sindacato e associazioni, con manifestazioni in tutta Italia, per confrontarsi sui dati relativi al fenomeno infortunistico e su cosa è necessario fare per una maggiore sicurezza sul lavoro. Sensibilizzare su questi temi aziende, rafforzare le iniziative di formazione e informazione nelle scuole e una maggiore tutela, per esempio di assistenza, più adeguata.
L’impegno di formare ed essere formati adeguatamente deve essere di tutti e il ruolo dei sindacati all’interno di questa dinamica è fondamentale. C’è la necessità di incentivare la richiesta per aumentare gli investimenti sulla formazione, nella sicurezza e per la prevenzione. Riuscire a far rispettare i diritti dei lavoratori è la missione di ogni sindacato e la Fismic Confsal continua tutti i giorni la battaglia per fare in modo che sia sempre rispettato l’inviolabile diritto alla vita.

 

037_22102019 ItaliaOggi