Un mini Def è risolutivo

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La Fismic riporta le preoccupazioni emerse in Europa sul post elezioni
Sì a un documento con i dati tendenziali

Come sempre il mese di aprile è quello della compilazione del DEF (Documento di economia e finanza) che i governi finanziari devono trasmettere alla Commissione Europea per essere definitivamente approvati e per dar vita a loro volta all’attribuzione dei Fondi strutturali europei che rappresentano buona parte delle possibilità di operare quegli investimenti pubblici sulle Infrastrutture e su le innovazioni tecnologiche, che sono decisivi per mantenere competitiva la nostra economia e che possono assicurare al nostro PIL una crescita in linea con il resto dell’Europa e in grado di creare occupazione buona e stabile. In Italia, come è noto, vista l’estrema incertezza politica che ci ha regalato il voto del 4 marzo, che non ha assicurato alcuna maggioranza in grado di governare il Paese, sarà il ministro Padoan a redigere il documento e a presentarlo in Europa. Il DEF è il documento ufficiale con cui i governi pensano di programmare l’andamento dell’economia e della finanza pubblica, per i successivi tre anni e l’assenza di un governo nazionale porterà inevitabilmente il nostro Paese a essere sottoposto al giudizio operato con la lente di ingrandimento, data la poca affidabilità politica che il nostro governo riveste in Europa. Il segretario generale nazionale della Fismic Confsal Roberto Di Maulo ha rilasciato una testimonianza diretta: “Ho avuto modo di trascorrere alcuni giorni a Bruxelles per svolgere le funzioni relative al mio nuovo incarico in sede di sindacato indipendente europeo (CESI) e dovunque sono stato accolto dal quesito in merito a cosa accadrà in Italia. Tassisti, camerieri, portieri d’albergo, politici e sindacalisti hanno espresso tutti lo stesso quesito. E credo, quindi, che aldilà dei toni rassicuranti con cui i media italiani trattano la questione, in Europa, in realtà, c’è una grande preoccupazione e l’incertezza politica che regna nel nostro Paese che è pur sempre secondo in Europa per manifattura e terzo per forza economica. L’Europa sta vivendo un momento molto delicato in quanto deve affrontare il buco sul bilancio provocato dalla Brexit, l’incertezza che esiste sul ‘dopo Draghi’ e la probabile fine per il QE che ha regalato un lustro di stabilità monetaria all’euro.”

In Europa, quindi, è molto forte la preoccupazione che le elezioni italiane hanno portato sul futuro immediato nel nostro Paese al punto tale che nel momento in cui scriviamo non è neanche chiaro chi debba scrivere il DEF e soprattutto cosa scrivere al suo interno. L’unica strada che si può intravedere è quella di uscire dai sogni di gloria delle promesse elettorali irrealizzabili, dimenticare Flat Tax, redditi di cittadinanza e cancellazione della legge Fornero e, tornare coi piedi per terra perché la nostra economia non è in grado di sostenere neanche una delle promesse elettorali agitate durante la campagna elettorale, tre sarebbe pressoché impossibile. Rimane un sentiero stretto, minimale, ma l’unico da percorrere ovverosia mandare a Bruxelles un mini DEF che tenga conto esclusivamente dei dati tendenziali della nostra economia elaborati dall’ISTAT nello scorso novembre. Tali dati prevedono una crescita del PIL tendenziale del 3% anno, una diminuzione di nove punti del debito pubblico, un miglioramento di due punti sul saldo primario e uno di quasi tre punti sull’indebitamento.
E’ evidente che tali previsioni prevedono un andamento dell’economia mondiale ed europea, in linea con quanto conosciuto in quel momento e, soprattutto, sono state immaginate a legislazione costante per il triennio. Questione questa che riteniamo sia alquanto irrealistica visti i debiti contratti con l’elettorato, con la coalizione di centro destra e movimento 5 stelle, che in forma anche parziale dovranno pure soddisfare le aspettative di coloro che li hanno votati. In questo quadro e in assenza di Governo dell’economia, si renderà entro giugno inevitabile l’aumento di due punti dell’IVA che provocherà un abbassamento del potere d’acquisto delle famiglie, che pur aveva visto secondo i più recenti dati ISTAT un incoraggiante e costante incremento nel corso del 2006 e 2017, anni nei quali i Governi Renzi e Gentiloni erano riusciti a evitare l’appesantimento fiscale sui consumi. Tale aumento si ripercuoterà inoltre sia sul prodotto interno lordo che sull’inflazione, producendo comunque effetti disastrosi per tutti coloro che hanno un reddito fisso, lavoratori dipendenti e pensionati e soprattutto su coloro che hanno un lavoro e che dovranno diminuire la loro propensione al consumo, che è già drasticamente messa in discussione dai dieci anni di crisi economica. Un’alternativa a questa definizione del DEF non c’è, essendo comunque impossibile recepire una o più di una delle tre misure populiste con cui il centro destra e movimento 5 stelle hanno avuto un’effimera affermazione elettorale. Infatti, tutte le misure o anche una sola di esse avanzate, farebbe salire in maniera significativa il rapporto deficit-pil al di sopra del 3% che è il limite accettabile in Europa.

Secondo le stime di Boeri, il reddito di cittadinanza e non di inclusione (il primo è infatti una misura che va a ogni cittadino a prescindere dal suo reddito), porterebbe a un costo sulla spesa pubblica di circa 35-38 miliardi di euro l’anno. Un costo molto più elevato avrebbe la cancellazione della legge Fornero.
La Flat Tax, invece, aldilà della sua dubbia equità sociale avrebbe un costo di circa 25-33 miliardi. Altrettanto negativo sarebbe spedire in Europa un DEF “arlecchino” in cui ciascuno dei gruppi politici in Parlamento, mette una bandierina del proprio colore preferito, aggravando il deficit pubblico e non introducendo nessuna proposta strutturale.
E’ evidente quindi che l’unico DEF lo possa elaborare soltanto il Ministro Padoan, spedendo in Europa un DEF minimale che rinvia tutte le scelte di politica economica a un futuro governo, se questo mai un giorno ci sarà.
A fronte di questo scenario, il segretario generale nazionale Fismic Confsal afferma che “La situazione del nostro Paese è molto più grave di come viene raccontata dai cosiddetti politici vincitori e di come viene narrata dai media soporiferi. Rischiamo di perdere l’aggancio con la ripresa economica, peraltro minata, dalle fantasie sovraniste di Trump e dai suoi dazi. Per quanto ci riguarda, avevano già chiaro questo scenario, già nei giorni successivi al voto del Referendum Istituzionale del 4 dicembre 2016, la cui prevalenza di voti negativi ha interrotto qualsiasi processo di riforma strutturale della nostra economia, sbarrando la strada alla semplificazione della politica e all’eliminazione della troppa burocrazia che ci fa perdere ogni giorno la gara della competitività con gli altri Paesi. In Europa sta prevalendo la forza innovatrice di Macron congiunta alla realpolitik della Merkel, che hanno un’idea di come riformare e migliorare l’economia a vantaggio dei cittadini. Da noi questo non c’è e ne pagheremo le conseguenze.”

Eletta la nuova RSU all’Ilserv di Terni

Si sono svolte nei giorni 3 – 4 e 5 Aprile 2018 le elezioni per il rinnovo della RSU di Ilserv, una delle più grandi realtà industriali della provincia di Terni. Alta è stata la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori hanno infatti votato 191 persone su un totale di 214 pari ad oltre il 89,% degli aventi diritto. Il fenomeno dell’allontanamento alle urne, così come avviene in moltissime fasi elettorali che coinvolgono il nostro paese, non colpisce i posti di lavoro ed il Sindacato. Dove i lavoratori capiscono l’importanza di avere uno strumento di rappresentanza che possa rappresentare al meglio i loro interessi, si recano alle urne e votano. La Fismic ha ottenuto 1 seggio su 3 disponibili.

La Fismic Terni: “Sentiamo l’obbligo di ringraziare gli iscritti ed i simpatizzanti della Fismic che hanno partecipato, dandoci la loro preferenza. La responsabilità nei confronti di tutti coloro che con il loro voto ci hanno dato fiducia e mandato di rappresentanza ci esorta ad essere ancor più incisivi nella nostra azione sindacale. Un ringraziamento va a coloro che hanno accettato di candidarsi nella nostra lista, mettendosi in discussione tra i lavoratori e dando una testimonianza di impegno in prima persona. Desideriamo infine ringraziare lo scrutatore e il Componente della Commissione Elettorale per l’impegno che li ha coinvolti nell’organizzazione di queste elezioni RSU. Auguriamo ai nuovi delegati un buon lavoro”.

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