Semplificazione e politiche attive le chiavi di volta

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La CONFSAL in audizione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Oltre alla frammentarietà ed alla burocrazia del sistema, l’ammortizzatore sociale è oggi uno strumento desueto ed incompatibile con il mercato del lavoro.

La Confsal, rappresentata dal Vicesegretario generale confederale Roberto Di Maulo e Mariella Mamone della Segreteria nazionale confederale, durante l’incontro, ha delineato i due capisaldi che devono orientare l’annunciata riorganizzazione degli strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa:

1 – Semplificazione, mediante la previsione di un unico ammortizzatore ordinario che, grazie a specifiche “causali”, sia in grado di adattarsi anche ad eventi straordinari. In tal ottica, lo strumento deve essere finanziato e reso fruibile a tutti i datori di lavoro del settore privato, a prescindere dal settore produttivo e dalle dimensioni occupazionali dell’azienda.

2 – Politiche attive. L’accesso all’ammortizzatore sociale deve significare, parallelamente, l’ingresso al mondo delle politiche attive e della formazione professionale.

Il mercato del lavoro odierno (insieme all’esigenza di preservare le casse dello Stato) ci impone di cambiare l’approccio “passivo” che caratterizza la cassa integrazione: l’obiettivo è quello di garantire il reddito del lavoratore favorendo il suo re-inserimento occupazionale (anche all’interno della medesima azienda), non conservare un posto di lavoro destinato a scomparire.

Non si può parlare di riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, senza una rivoluzione nel mondo delle politiche attive: il potenziamento dei centri per l’impiego e la realizzazione di un canale “unico” ed “ufficiale” di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro divengono aspetti imprescindibili.

Il Governo sembra muoversi in questa direzione, come dimostra il “Fondo nuovo competenze” introdotto con l’art. 88 del Decreto Rilancio. Adesso serve portare a regime quel meccanismo.

“La drammatica emergenza Covid-19 potrebbe rappresentare l’occasione storica per definire un piano omogeneo e strutturale di riforma del lavoro. Un piano che l’Italia aspetta da decenni.” ha concluso la Confsal.